I primi esperimenti pittorici di Guy Harloff risalgono ai primissimi anni cinquanta, eseguiti da un ventenne autodidatta, suggestionato dall’incontro con i Merzbild di Kurt Schwitters osservati a Positano in casa dell’amico Philip Martin, che lo influenza nell’approfondimento di una ricerca spirituale e simbolica. Nei primi anni cinquanta Harloff vive a Parigi, dove è attratto anche dalla pittura costruttivista. La frequentazione assidua di biblioteche, musei…
Il viaggio in Iran (1960) e il trasferimento in Marocco (1962-1965) ampliano gli orizzonti creativi di Harloff sui segreti della cultura islamica, orientale e araba, arricchendo la sua tavolozza di una luminosità nuova e impreziosendo la grafia di una stilizzazione da mosaico. Sulla simbologia che l’autore ha acquisito dalla esperienza di vita e di studio, si innesca quella che è frutto di una elaborazione…
Negli anni settanta, trascorsi tra permanenze a New York e in Italia (a Milano, città che amava) i simboli si infittiscono sulle superfici, che Harloff ora suddivide in simmetrie geometriche organizzate attorno a centri di forza, giocati in numerazioni, pentacoli, tessiture misteriose, secondo un ordine ritmico cui non è estranea la personale, profonda competenza musicale, che spazia dalla musica classica, a quella etnica, al…
Negli anni ottanta, trascorsi principalmente a New York, i temi rimangono sostanzialmente i medesimi ma le cromie mutano, sostituendo alle dominanti bianche e bluastre le nuove intonazioni giallo-rosse, probabili residui inconsci di un disagio introiettato a seguito dell’infarto e del rapporto che Harloff instaura con una realtà cardiaca da esplorare emozionalmente. Nuove forme arricchiscono il repertorio simbolico…